Il termine VINTAGE è collegato in qualche modo al vino?
Si sente spesso parlare di Vintage: un abito, un mobile, una moda… le cose Vintage tornano regolarmente di moda, acquistano valore, danno vita a mercatini più o meno di classe.
Incuriosita dalla battuta di un amico studioso di etimologia, che sapendo la mia passione per il vino mi ha stuzzicata sul termine stesso:
“ma lo sai che deriva dal francese Vendage, che deriva a sua volta dal latino Vindemia?!”
ho deciso di indagare e di approfondire!
Intanto: è vero! L’etimologia è corretta!
Il termine deriva dal francese vendange, e quindi dal latino vindemia che indicava i vini vendemmiati e prodotti nelle annate migliori e divenuti nel tempo vini di pregio.
Per estensione è passato poi a caratterizzare la qualità e la ricercatezza di oggetti, capi d’abbigliamento e accessori “d’annata” che hanno almeno vent’anni di vita, riscoperti e reinterpretati in tempi attuali.
Un cappotto cammello dal taglio over, un abitino a fiori Cacharel dei primi anni ’80, un foulard di Gucci a stampa Flora, una Chanel originale dei tempi d’oro della Coco! Sono questi esempi di quello che siamo abituati a definire vintage.
Tagli, stampe, forme e colori divenuti iconici anche grazie al prestigio di chi li ha creati, che hanno acquisito nel tempo uno straordinario valore aggiunto.
E allora “comprare vintage” diventa una preziosa esperienza di esclusività, che presenta non poche analogie con il mondo del vino d’eccellenza.
Un appassionato fiuta il buon vintage come un esperto pregusta un buon vino:
filtra accuratamente la scelta, controlla l’ autenticità dell’etichetta, tocca con mano il prodotto e ne apprezza il lavoro artigianale e soprattutto, si concede un piacere precluso ai più.
Non si tratta, o per lo meno non solo e non ancora, del piacere del consumo, ma di quel momento che lo precede, quello più suggestivo e sottile, quello dell’abbandono sensoriale in cui ci si immagina di “degustare” quel prodotto tra le mani.
Un abito o un accessorio vintage è capace, come un buon vino, di portarti lontano, di farti viaggiare.
Chi apprezza il genere di abiti anni 50, quando li indossa si sente catapultato nel tempo, magari in una festa dell’epoca, oppure nella sua infanzia o in quella della nonna modaiola!
Allo stesso modo chi sa degustare e apprezzare un barolo dall’odore legnoso e dall’etichetta datata, viaggia nella macchina del tempo, e vive, nel tempo di un sorso, in una macchina del tempo…
“E’ la storia passata che ci strizza l’occhio e ci consegna il compito di farla rivivere sotto forme nuove!”
Il passato e la sua reinterpretazione, ecco i due elementi chiave del binomio vino-vintage.
Questo lato romantico è adesso accompagnato anche da un’esperienza del vintage per così dire all’avanguardia, moderna e futurista insieme. Ossia l’abbinare esperienze contrastanti, per alcuni inaspettate, per altri dissacranti!
E così nella moda si vedono abbinamenti tra un prezioso abito Dior, con delle scarpe da ginnastica Nike, o ancora una gonna Valentino anni 80 con una maglietta trasandata Reebok!
Nel vino succede lo stesso. E qualcuno impazzisce di gioia, altri inorridiscono e soffrono ad abbinamenti quali: un formaggio Roquefort con un Moscato, o ancora un Barbaresco ai Ricci di Mare.
Contrasti dissacranti se fatti dalla “comune mortale”, ma sapienti e inarrivabili se fatti dalla influencer modaiola o dallo chef che spacca il piccolo schermo!
E allora ci viene da dire: l’abbinamento deve essere sapiente o solamente eccentrico? Ci deve essere esperienza o solo “licenza poetica”?
Lo stile personale di ognuno deve seguire appunto la personalità, e per chi ha nella sua personalità l’amore per il vintage, c’è un elemento che predomina: l’amore per il tempo che passa….ed è forse questo il legame più forte tra il significato di vintage e il mondo del vino.
Un connubio importante, che risiede appunto nella bellezza del tempo che scorre.
Quindi per una volta vado contro a tutti gli insegnamenti del QUI ED ORA, dell’ Hic et nuc dei maestri antichi, e dico che:
“è bello dedicarsi del tempo buttandosi nel passato degustando un buon calice di vino che ci riempie di bei ricordi”.
Perché un buon vino ci entra nell’ anima, nella pelle, ci accarezza le corde di tutto il corpo, ed è in fondo come un lungo abito a fiori a cui, anche dopo 40 anni, resta ancora qualcosa da dire.
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