Roberto Dipinto al suo SINE organizza Ambasciata Campana.
Amici chef dei Napoli e dintorni, prodotti della costa delle Sirene.
Napoli è una città che affascina i sensi, una terra dove il cibo è una celebrazione della vita stessa.
Nei suoi vicoli intrisi di storia e sulla costa baciata dal sole, la cucina napoletana è come un canto delle sirene, un incantesimo culinario che rapisce chiunque si avvicini.
Questa volta, però, l’incantesimo è amplificato, poiché dieci chef campani si uniscono in un’eccezionale sinfonia gastronomica, creando una cena a 10 mani che è molto più di un semplice pasto. che andra in scena a Milano il 22 novembre, al SINE by Dipinto.
È un omaggio alle tradizioni secolari di Napoli e dei dintorni, un incontro tra i talenti più brillanti della scena culinaria locale, la seconda edizione di un vento ricco di successo.
Ambasciata Campana, appunto.
Ma chi sono gli chef che ne prendono parte?
Andiamo a scoprirli.
A capo del gruppo, organizzatore di questi eventi e di molte altre cena a più mani e a più sapori, Roberto Dipinto.
Roberto Di Pinto
Napoletano, ha scelto di frequentare la scuola alberghiera alla metà degli anni Novanta affascinato da quello che leggeva nella rivista “Gran Gourmet”.
Le esperienze lavorative cominciano a 16 anni. Ha iniziato come garzone nella pasticceria Scaturchio di Napoli per poi cominciare a conoscere la preparazione dei classici dolci partenopei come sfogliatelle, babà e pastiere.
Entra nel mondo Starwood, rinomata catena alberghiera con la quale gira mezzo mondo, a partire dai ristoranti stellati “Fiore” e “Conservatory” di Londra per poi tornare in Italia a Firenze al Grand Hotel.
Tappa importante a Milano con il Diana Majestic ma soprattutto con Nobu prima di approdare a Parigi nel 2000 con Beltramelli, allievo di Marchesi e di Ferran Adrià. Grazie al grande chef catalano abbraccia nuove tecniche legate alla cucina molecolare, quella sognata da piccolo guardando le grandi riviste.
Prima sous-chef e poi la grande occasione come Chef Executive al Bulgari, a cavallo tra i due ruoli l’incontro che ha cambiato la sua sua visione di cucina, uno stage da Gennaro Esposito alla Torre del Saracino, colui che gli ha fatto riscoprire il valore e la meraviglia della cucina di casa.
Diverse eventi tra cui l’Ambasciata italiana a Lagos in Nigeria e soprattutto “Epicurea” con grandissimi chef come Yannick Alleno a Parigi, Dominique Crenn a San Francisco e Thompson a Bangkok, passando anche nelle loro cucine per arricchire la sua vision curiosa ed aperta.
Ora si sta dedicando alle sue due creazioni:
- il progetto SINE, il ristorante dove raccontare la cucina delle radici e dei sogni
- la nuova apertura nelle Langhe, L’Orangerie by Di Pinto, all’interno del Relais Le Due Matote.
Umberto De Martino
Classe 1974 di Sorrento, in una famiglia numerosa in cui la cucina è tradizione e passione di famiglia, sia grazie al papà Giuseppe che è uno chef noto della penisola, sia grazie alla mamma Carmela.
La tavola è così fin dall’infanzia un luogo di ritrovo e di amore e ha fortemente influenzato la sua visione gastronomica, molto legata alle sue origini e alla territorialità come vero valore aggiunto.
Muove i primi veri passi con lo chef Mario Zini del ristorante La Scala di Amburgo, grazie al quale comprende che essere “chef” non significa soltanto preparare pietanze ma è innanzitutto sceglire e selezionare la materia prima.
Si forma e si aggiorna con corsi di sommelier, sulle tipologie di olio, formaggio, vino, caffè e su tutto quello che fa parte del concetto di gastronomia.
Esperienze sotto forma di stages in diverse parti d’Italia, dal Piemonte alla Campania. Prende poi le redini della cucina di Castello Malvezzi fino a marzo 2015 quando decide di rilevare insieme alla compagna Monia il Florian Maison a San Paolo d’Argon (BG).
Nel novembre 2017 viene premiato con la stella Michelin, e ancora di più nella sua ccina va ad esaltare la stagionalità, qualità, riconoscibilità del gusto della materia prima.
Vincenzo Guarino
Classe 1977, Vincenzo Guarino nasce a Vico Equense, Napoli, e fin da bambino, attraverso gli amorevoli insegnamenti della nonna, si avvicina alla cucina mediterranea.
Frequenta l’Istituto Professionale Statale per i servizi alberghieri e la ristorazione di Roccaraso e dopo il diploma prende parte a stage tenuti a Losanna, Zurigo, Napoli e Milano.
Fin da subito lavora in diversi ristoranti stellati, sia in Italia che all’estero, al fianco di Chef come Gualtiero Marchesi a Capri, Peter Wiss a Gstaad e Nazzareno Menghini a Roma.
Nel 2008 diventa Executive Chef presso il Relais Chateaux & Bellevue Syrene di Sorrento e nel 2009 riceve, per la prima volta, la stella Michelin presso il ristorante I Salotti, all’interno dell’Hotel Patriarca di Chiusi, Siena.
Stella riconfermata al ristorante L’Accanto, all’interno del Grand Hotel Angiolieri di Vico Equense, al Ristorante Il Pievano al Castello di Spaltenna e al ristorante L’Aria, all’interno del Mandarin Oriental sul lago di Como.
La sua filosofia di cucina è legata indissolubilmente alle radici, alle tradizione e al suo percorso, alle sue esperienze, alla voglia di creare e sperimentare.
Oggi si dedica a La Tavola Rossa, un nuovo progetto all’interno del Castello di Postignano, uno dei borghi più belli d’Italia, con un concept innovativo completamente a sorpresa che abbraccia i sapori mediterranei.
Domenico Iavarone
Originario di Casavatore, in provincia di Napoli.
Trasparente, solare, estroverso, muove i primi passi professionali a 15 anni in piccole realtà del territorio per poi entrare a contatto con chef di realtà ben più rinomate come Gennaro Esposito e Oliver Glowig, esperienze che lo hanno formato e lo hanno fatto innamorare e appassionare all’alta gastronomia.
Amante delle materie prime “povere” e legate alla memoria, non ama stravolgere l’identità di un ingrediente ma grazie a qualità, tecnica e creatività vuole rendere protagonista del piatto ogni suo singolo elemento, ognuno con il suo sapore caratteristico e in perfetta armonia ed equilibrio con tutti gli altri componenti.
Premiato con la stella Michelin al ristorante Josè, a Torre del Greco, è prossimo a dedicarsi a un nuovo importante progetto.
Lino Scarallo
“Uno scugnizzo napoletano che finge di fare lo Chef”.
Geniale, pirotecnico, con una vulcanica energia creativa che gli consente libertà sconosciute.
Figlio della vera Napoli, cresce tra profumi e colori di un mondo che rischia di scomparire. Comincia a conoscere i sapori a casa e per strada, si iscrive quindi all’Istituto alberghiero e durante l’estate le prime esperienze di lavoro in Sardegna, in Austria e in Belgio.
A 21 anni apre “La cantina del nonno”, un ristorantino a Panza, nell’isola di Ischia dove oltre a stare in cucina prende le comande in sala.
La svolta nella vita gastronomica di Lino avviene però a 23 anni quando diventa Chef del ristorante “La maschera” ad Avellino. Qui prende forma quella che sarà l’identità della sua cucina.
Nel 2006 l’incontro magico con Edoardo Trotta. Un imprenditore che sogna di riportare la grande cucina a Napoli.
Da questo “matrimonio” nasce “Palazzo Petrucci”. È uno straordinario successo. Dopo poco più di un anno arriva anche la stella Michelin. Il ristorante vive il pieno centro storico di Napoli con tutti i suoi colori e la sua vivacità.
Poi a gennaio 2016 il trasferimento sulla baia di Posillipo di fronte al Vesuvio, Capri e lo storico Palazzo Donn’Anna. In uno scenario da sogno.
“La mia cucina è la narrazione di una storia del Mediterraneo, dei suoi profumi, i suoi sapori, i suoi colori, la sua essenza, letta da un napoletano irriverente”.
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