Cuochi Dentro: la ricetta del Viagra Calabro ha vinto la sfida!
Oggi (26 ottobre 2016) all’interno della casa di Reclusione di Bollate ho partecipato alla premiazione della seconda edizione del Premio culinario “Cuochi Dentro“.
Si tratta di un concorso per i detenuti organizzato insieme a “Scrittori Dentro” e “Cuochi Dentro”, dalla Associazione Artisti Dentro Onlus fondata nel 2014 da Sibyl von der Schulenburg nella convinzione riportata nello statuto che “Ogni detenuto è anzitutto un essere umano, un cuore pulsante e un cervello pensante”.
Il bando del concorso, nei requisiti di partecipazione, riportava:
Sono ammesse ricette culinarie rigorosamente originali ed eseguibili con i mezzi a disposizione nelle celle dei penitenziari italiani (anche per le ricette provenienti dalla Repubblica di San Marino).
mentre tra i criteri di selezione e valutazione, da parte di una commissione di cuochi professionisti e food blogger, specificava che
I criteri di valutazione si fondano su: replicabilità della ricetta in ambito carcerario, risultato culinario, originalità ed esposizione; specifica e dettaglio del tipo di attrezzatura usata e provenienza della materia prima.
La giuria nello specifico era composta da questi chef ed esperti di cucina:
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Viviana Varese – chef di Alice Ristorante, Milano, presidente di giuria
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Claudio Sadler – chef del Ristorante Sadler, Milano
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Nicola Batavia – chef del Ristorante Birichin, Torino
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Marco Cive – chef con esperienza pluriennale di insegnamento in carcere
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Leda Verderio – blogger e insegnante di cake design
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Gualtiero Villa – chef della scuola di cucina Cucina In, Milano
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Victoire Gouloubi – chef del Ristorante Victoire, Milano
ed è stato un peccato vedere oggi a Bollate una partecipazione limitata alla presidente Viviana, alla chef Victorie e a Marco Cive. Pochi ma buoni di sicuro, a me comunque sarebbe piaciuto sentire i commenti di tutti sulle varie ricette selezionate, inclusa quella che ha ricevuto una menzione d’onore:
il “Viagra Calabro“, inviata dal detenuto di un carcere torinese Luca Mammolenti,
che peraltro fa parte del gruppo di alta sicurezza che ho incontrato qualche tempo fa durante un’intervista nel carcere di Saluzzo relativa al progetto “Storie di cibo dietro le sbarre“.
E’ stato interessante ascoltare, così come mi è capitato nelle occasioni di interviste ai detenuti, come ci si ingegni a cucinare nelle celle, con pochi e poveri mezzi, che vengono però implementati e migliorati dalla creatività dei “cuochi dentro” con soluzioni di una semplicità ed efficienza disarmante!
La stessa ricetta di Mammolenti è stata descritta nel dettaglio delle attrezzature e dei mezzi per realizzarla, tra cui una lattina di Coca cola tagliata, una graffetta aperta per operare i fori nella lattina, delle provette da urina (sterilizzate!!!) da impiegare come contenitore spezie!
Consiglio a tutti l’esperienza di vivere in qualche modo un contatto con queste strutture, perchè si comprende molto bene (e lo dico senza cadere nel filosofico sentimentale) il vero valore della libertà.
E poi si impara a vedere come tante attività che riteniamo “normali” e a volte trascurabili, diventano in certi casi una vera e propria attività di recupero, riabilitazione e riscatto sociale!
Evviva allora i cuochi dentro, quelli che lo sono davvero, e quelli che se lo sentono 😉
…e mi resta il dubbio della differenziazione fatta, nel bando, tra carceri italiane e carceri di San Marino….prossima cosa da mettere assolutamente in agenda: verificare quali attrezzature diverse (e forse più ricche?!) esistano nei penitenziari della più antica Repubblica d’Europa!
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