All’asta 2500 bottiglie dell’Enoteca Pinchiorri***

Il 12 settembre a Londra sarà battuta da Zachy’s l’asta dedicata a una piccola parte della collezione di vini raccolti da Giorgio Pinchiorri in più di cinquant’anni di collezionismo.

Valore base dell’asta: 2 milioni di euro, per pezzi super pregiati, bottiglie da decine di migliaia di euro.

Una straordinaria asta di vini pregiati si terrà a Londra il 12 settembre da parte della casa d’aste americana Zachy’s (specializzata in vino) che, per il suo debutto europeo, batterà bottiglie provenienti dalla famosa Enoteca Pinchiorri, ristorante fiorentino tre stelle Michelin.

L’Enoteca Pinchiorri ha una cantina di oltre 60 mila bottiglie, creata in oltre 50 anni di collezionismo dal proprietario Giorgio Pinchiorri. Il catalogo conta ben 864 lotti, l’equivalente di 2500 bottiglie, per un valore base di 2 milioni di euro.

 «Prima di mettere le mie bottiglie nelle casse di Zachy’s e di vederle uscire dalla mia cantina le ho baciate una ad una e ho pianto, sia con gli occhi che con il cuore. Me ne sono innamorato negli anni Sessanta. Ho scoperto la figura del sommelier e non ho desiderato fare altro nella vita»

sostiene Giorgio Pinchiorri, come si legge nel catalogo, sul sito della casa d’aste. Nata nel 1972 come «Enoteca Nazionale», una rivendita di bottiglie abbinate a taglieri di formaggi e salumi toscani in un palazzo storico di via Ghibellina (nel quartiere fiorentino di Santa Croce), nel 1979  diventa un vero e proprio ristorante, con in cucina sua moglie, la francese Annie Féolde. Poi, a partire dagli anni Ottanta, il menu diventa sempre più ricercato e la cantina sempre più pregiata, e iniziano ad arrivare le stelle Michelin, tre nel 2004, mantenute fino ad oggi.

I vini in questione come si diceva sono quelli da cui Giorgio Pinchiorri, patron dell’omonima Enoteca fiorentina, ha scelto di separarsi dopo decisione sofferta, ma ponderata, per un discorso di immagine.

Non si parla di questioni legate a presunte difficoltà causate dall’emergenza sanitaria. Lo stesso Pinchiorri, infatti, si è premurato di sottolineare come il contatto con la casa d’aste preceda l’esplosione della pandemia: raggiunto l’accordo, l’asta avrebbe dovuto svolgersi lo scorso marzo, ma il Covid ha costretto a rinviare la data. Nel frattempo l’Enoteca Pinchiorri ha riaperto, con un ritmo diverso, rallentato, apertura solo tre giorni a settimana, in mancanza degli stranieri che rappresentavano una grande fetta della clientela. Il bilancio è sotto controllo, anche se di sicuro i proventi aiuteranno a gestire al meglio l’attività nei prossimi mesi, e così si legge nelle parole di patron Pinchiorri:

“Come in tutte le storie, ci sono momenti in cui il destino ci ha messo a dura prova: l’incendio della cantina nel 1992, la perdita della terza stella nel 1994 (riconquistata nel 2004, con l’orgoglio di essere stati, fino a oggi, l’unico caso nella storia della guida), la crisi finanziaria pesantissima del 2008, e poi nel 2020 questa bestiaccia del Covid19, arrivata per assurdo dopo la stagione più importante per l’Enoteca, quella del 2019. Il Covid di colpe ne ha tante, ma non diamogli quelle poche, pochissime che non ha. Un’asta di vini come questa, tra le più importanti mai realizzate, richiede mesi e mesi di lavoro solo per capire quali vini scegliere, quanti e a quanto. A inizio 2019 abbiamo pensato a due grandi eventi che potessero rimanere nella storia del vino, e che potessero portare valore al nome dell’Enoteca. Il Covid non c’entra nulla!“.

Situazione diversa quindi rispetto all’asta dedicata qualche settimana fa a una fetta importante dei vini conservati nella cantina del ristorante Del Posto, a New York, battuti per volontà di Joe Bastianich, alle prese con i problemi causati al suo gruppo di ristorazione dal lockdown e dalle restrizioni ancora vigenti negli Stati Uniti.

Il catalogo dell’asta come abbimao precisato  conta 864 lotti – per un totale di 2500 bottiglie – e ha valore base complessivo di 2 milioni di euro.

Tra i lotti di maggior valore protagonisti dell’asta:

  • due magnum di Vosne-Romanée Cros-Parantoux Reserve Henri Jayer 1999 (base d’asta 60mila -100mila sterline) e due bottiglie di Romanée-Conti Domaine de la Romanée-Conti 1990 (24mila – 32mila sterline), tutti grandi rossi espressione dell’eccellenza della viticoltura di Borgogna.
  • Da Bordeaux, invece, sei bottiglie di Pétrus 1961 (30mila- 44mila sterline) e nove di Mouton Rothschild 2000 (10mila-15mila sterline),
  • dalla regione della Champagne, due magnum di Krug Clos du Mesnil 1996 (6.500-1mila sterline).
  • In Italia, si spazia dal Barolo Monfortino Riserva Giacomo Conterno 1978 (2.600-3.800 sterline) ai Super Tuscan.

Numerose sono le bottiglie rare per intenditori, in una collezione che accosta grandi cantine a piccoli produttori indipendenti, visitati personalmente da Pinchiorri nel tempo, dai grandi nomi ai vignaioli meno noti ma speciali.

Il catalogo completo dei lotti, con le descrizioni delle bottiglie e indicazioni dei prezzi base d’asta sono consultabili sul catalogo on line della casa d’aste, dove sono riportati anche commenti dello steso Giorgio Pinchiorri e descrizioni dettagliate delle case vinicole:  https://auction.zachys.com/UserFiles/File/2009EU-Catalog.pdf

Arrivederci al 12 settembre, in collegamto dalla casa d’aste a Londra.